15 agosto 2009: dopo 193 anni la Valmarecchia (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello) torna alla Romagna, e con essa Pennabilli. E’ forse questa la data più importante della lunghissima storia di Pennabilli, piccolo centro dell’entroterra romagnolo che deve il suo nome alla fusione dei due castelli Penna e Billi, dislocati rispettivamente sulle sporgenze rocciose Roccione e Rupe nell’Appennino romagnolo-marchigiano. Costruiti a partire dal X° secolo quali naturale conseguenza delle lotte intestine tra le casate locali, i due borghi vennero muniti di mura e fortificazioni; precauzioni rese ancor più necessarie dall’importanza strategica che misero i due borghi al centro delle mire espansionistiche di alcune delle famiglie più importanti dell’epoca, ossia i Malatesta, i Montefeltro e persino i Medici. D’altronde, la naturale conformazione di questi picchi rocciosi venne sempre sfruttata come mezzo di difesa contro ogni tipo di attacco sin dal lontanissimo V° secolo. Già da allora gli abitanti di fondovalle di origine etrusca e umbra decisero di trasferirsi qui per la loro sicurezza.

Il castello della Penna, al contrario di quello di Billi, conobbe con il passare dei secoli un buon sviluppo insediativo dall’altura verso la valle. Il secondo, infatti, non conobbe alcun tipo d’edificazione (convento suore Agostiniane a parte) per la sua natura estremamente impervia. Penna, invece, ricevette pure importanti riconoscimenti: nel 1358 venne nominato Podesteria dal cardinale Egidio Albornoz, mentre all’epoca dello Stato Pontificio (durata fino al 1420, anno in cui passò ai Malatesta) le venne attribuita la funzione di Governo; nel Cinquecento divenne sede della diocesi feretrana e ottenne così il titolo di Città; infine, dopo l’Unità d’Italia, Pennabilli divenne capoluogo di mandamento amministrativo e giudiziario.

La storia mantiene comunque dei punti oscuri. Particolarmente interessante è la rappresentazione che venne fatta del castello da un autore ignoto nel celebre dipinto de “la Madonna delle Grazie”: qui la rocca appare formata da una serie di torrioni sia cilindrici che poligonali scarpati. Uno dei suddetti torrioni, che all’epoca era posizionato sul sentiero che conduceva alla rocca e che ora è stato rinvenuto quale unica testimonianza dell’antica fortificazione (purtroppo, però, è così intaccato da non poterne più vedere l’originaria morfologia), potrebbe risalire al periodo dei Montefeltro; ergo, potrebbe essere stato restaurato per ordine del duca Federico alla fine del XV° secolo.

Musei e chiese

Pennabilli, però, non è intrigante soltanto per la sua storia, ma anche per la presenza del noto poeta Tonino Guerra. Grazie alle iniziative dello scrittore, infatti, è nato il Museo diffuso dei luoghi dell’anima, definito da un percorso suddiviso in diversi momenti: l’Orto dei frutti dimenticati, il Giardino pietrificato, l’Angelo coi baffi (chiesa dei Caduti), il Rifugio delle Madonne abbandonate, il Santuario dei pensieri, la Strada delle meridiane, la Madonna del rettangolo di neve.

Vi sono poi musei di stampo classico come il Museo mariano (all’interno del Santuario della Madonna delle Grazie), il Museo diocesano, che mostra opere provenienti dalle chiese dell’intera diocesi e il Museo di Informatica e Storia del Calcolo, sito a Ponte Messa. Per gli appassionati di antiquariato impossibile non menzionare la Mostra Mercato Nazionale d’Antiquariato che si tiene ogni anno a luglio.

Le frazioni di Pennabilli non sono da meno rispetto al centro principale: a Maciano troviamo la torre cilindrica risalente al XIV° secolo, e il Convento degli Oliva (XVI° secolo); a Ponte Messa ecco la Pieve Romanica (XII° secolo), mentre a Miratoio troviamo la chiesa conventuale di Sant’Agostino (1127). A Bascio, vicino al Fiume Marecchia, svetta una torre a base quadrangolare (XIII° secolo), mentre nei pressi di Soanne, alle pendici del Monte Carpegna, si trova il Lago di Andreuccio, meta di tantissimi campeggiatori ed escursionisti.

Itinerari da Pennabilli alla Val Marecchia

Partendo dalla Piazza di Pennabilli si raggiunge il borgo di Penna fino alla vetta del Roccione, naturale terrazza sulla Val Marecchia. Lungo questo cammino vi sono delle meridiane poste sulle facciate delle case che segnano lo scorrere del tempo. Attraverso le strette vie si giunge al Santuario della Beata Vergine delle Grazie, al teatro, al palazzo del Bargello e infine al Santuario dei Pensieri, luogo mistico in cui dove sette pietre misteriose ascoltano le confessioni dei passanti. Sulla Penna incontrerete anche la loggetta rinascimentale, le porte di accesso al Castello e la chiesa della Misericordia.

Tornando al centro, si scende subito all’Orto dei frutti dimenticati ideato da Tonino Guerra, un vero e proprio museo dei sapori dedicato ai “frutti di una volta”: nespole, giuggiole, biricoccole, uva spina, mele, pere e ciliegie. L’orto comprende poi angoli poetici come il Rifugio delle Madonne abbandonate, raccolta di immagini provenienti dalle celle della Val Marecchia riprese da artisti contemporanei, e la grande meridiana orizzontale.

Salendo lungo la strada che conduce a Carpegna si può invece raggiungere l’antico Castello dei Billi, ai cui piedi sorge il Monastero di clausura delle Suore Agostiniane risalente al XVI° Secolo. Durante tutto l’anno, numerose iniziative artistiche e culturali animano il centro del paese, come la prestigiosa rassegna antiquaria del mese di Luglio e il celebre Festival degli artisti di strada.

Lasciando Pennabilli ci si può dirigere verso Ponte Messa, sede della sobria Pieve di San Pietro in Messa (XII° Secolo), oppure a Maciano dove potrete ammirare il Convento dei Frati Minori, la Chiesa degli Oliva e la Torre cilindrica. Poco prima, invece, incrocierete il Lago di Andreuccio.

Proseguendo in questo ideale itinerario si tocca Soanne, feudo della nobile famiglia dei Carpegna che aveva la sua residenza (ora praticamente irriconoscibile) a Scavolino. Tornando verso Pennabilli, ecco il Passo della Cantoniera, uno dei punti più incantevoli del Parco: il Torrente Messa, il Fosso del Canaiolo e il Fosso Paolaccio hanno qui inciso profonde gole ricoperte da un fitta vegetazione, vero e proprio spettacolo naturalistico simile per certi versi a quello delle Balze. Dopo alcuni km si arriva a Miratoio, località famosa per la Sagra del Fungo Prugnolo; poco più in là c’è Bascio, sede della Torre del Castello, unica testimone della costruzione che nel XIII° Secolo dominava tutta la valle.
Scendendo verso valle ecco invece Poggio Berni, altra incantevole cittadina che porta poi alla stupenda Santarcangelo.